NAPOLITANO INDICA AI PARTITI IL PREMIER PER IL FUTURO. IL PD FRANCESCHINI IN AULA DICE “BASTA” E SCATTA L’OVAZIONE DELL’EMICICLO
Basta con la rappresentazione dei tecnici bravi e dei politici somari!” (Applausi dall’emiciclo, vivi complimenti). “Con le elezioni finirà la transizione e sarà una bella giornata per la democrazia!” (applausi ripetuti). “Basta tecnici, la sovranità appartiene al popolo e non alle cancellerie straniere, ai mercati finanziari!”. Un uragano, feste e abbracci, mani che si contorcono e volti che si illuminano e che soddisfazione, che bravo questo Franceschini. Diamine se ci voleva! Una felicità tonda nei corpi dei deputati, il sapore al miele della penitenza conclusa e il piacere grasso di dirglielo in faccia a Mario Monti e ai suoi tecnici: tra poco andrete a casa. Grazie. È il discorso della liberazione dei partiti dai professori. Questo giovedì 22 novembre, giorno di santa Cecilia, è destinato ad essere ricordato per le baionette infilate nelle cravatte dei ministri dai quali hanno sofferto ogni mortificazione. Ieri la giubilazione, e quella gioia di vedere finito il buio, sono sorrisi e non più lacrime. Il commiato è stata opera del Partito democratico che per bocca del suo capogruppo alla Camera, Dario Franceschini, ha formalizzato il divorzio. Con una standing ovation Montecitorio manda così il governo tecnico fuori dai piedi. Al gran completo l’esecutivo ha assaggiato quel che gli aspetta: “La sovranità appartiene al popolo e non alle cancellerie straniere” ha detto Franceschini quando il fragore ha coperto le altre parole e i volti, distesi e sorridenti dei colleghi, lo hanno accompagnato nel Transatlantico. Parola al popolo, già. Continue reading