La Cisl non sostiene nessuno in politica, fa solo delle riflessioni”. Se si avesse un po’ di rispetto per l’intelligenza e un minimo di compassione verso la verità, una frase come questa – immediatamente dopo averla pensata – verrebbe ricacciata in gola. Ma Raffaele Bonanni non ha riguardo della realtà e, come si trovasse nel bosco delle fate incantate, annienta il vero e lo sostituisce col fantastico. Nel tempo della crisi meglio la comica: una risatina e tutto passa via! Incombe sulla Cisl (e vedremo poi in quale forme sulle altre sigle sindacali) un mostruoso conflitto di interessi che si espande nel silenzio assoluto dell’informazione, nell’indifferenza totale delle istituzioni. Come se la questione che ha appassionato e diviso l’Italia nell’età di Berlusconi non fosse un grande tema della nostra democrazia così fragile e dismessa ma un elemento indiscutibile e unico, non più ripetibile, di polemica e di contrasto ai mille interessi che gravitavano intorno all’ex premier. Scomparso, si fa per dire, lui, scompare il problema.
IL BONANNI in prima fila ad applaudire Montezemolo col quale, insieme ad altri nomi illustri – tra cui quello del ministro per le Attività produttive – tenta di dar vita a una seconda Balena bianca, il centro del centro del sistema politico, il punto di coagulo delle forze moderate e liberali, è lo stesso che dirige il secondo sindacato italiano? E quando incontra Corrado Passera, il tecnico giunto al ministero, parla di lavoro o di alleanze politiche, di posti da salvare o di candidature da guadagnare? Di Monti bis o di cassa integrazione? Altro che collateralismo, qui siamo all’abuso di posizione pubblica, al sovvertimento del codice democratico che impone separazione tra poteri, chiarezza e distinzione nei ruoli, trasparenza degli affari e anche delle lotte sindacali. Bonanni è un sindacalista del potere col quale naviga beato a tutte le latitudini e in qualunque condizione di vento. Gli operai li ascolta in televisione e può bastare, perché il suo piacere è di intrattenere politici di rango, soprattutto ministri, sulle ipotesi estreme della congettura politica. Due anni fa con Sacconi e Tremonti, naturalmente ministri, tentò di dar corso a un altro partito. Operazione abortita per mancanza di connessione sentimentale col popolo. Lui e Angeletti, il collega segretario della Uil, sembrano usciti da un mondo fantastico, un luogo senza tempo. Il potere è immutabile, spesso bugiardo e sempre disumano, e loro lo sanno così bene, e sono felici. Il sindacalista col pizzetto, perfetto nei salotti di Bruno Vespa, è il simbolo della irresponsabilità: firma accordi, chiude contratti, promette cieli azzuri e passa ad altro. L’amore per la politica è sconfinato, e abbiamo appreso con dolore che non si candiderà. Tutti i segretari generali della Cisl, alla fine dell’avventura, trapassano in Parlamento. Prima di lui Savino Pezzotta, e prima di Pezzotta Sergio D’Antoni, e prima di D’Antoni Franco Marini. Magnifico, bellissimo. Vai avanti tu che poi arrivo io.
ANCHE LA CGIL ha sempre un occhio di qua, verso Montecitorio. Più che ai lavoratori bada alla sostanza delle cose: aiutare il Pd, e come? Per esempio, adesso che Pier Luigi Bersani è impegnato nelle primarie bisogna organizzargli i bus dei pensionati oppure no? E come farlo? Farlo cioè senza dare nell’occhio oppure fregarsene? I tesserati avranno da farsi una bella gita ai gazebo: in gruppo o alla spicciolata? Sicuramente la Cgil farà le cose in modo splendido, con per-fetto e sperimentato collateralismo. Se l’interesse confligge è meglio che confligga alla grande. Così anche Bonanni potrà dire: loro portano gente da Bersani e io nessuno da Montezemolo? Per par condicio, che comunque resta la pietra democratica dell’accesso paritario al potere, anche la Cisl intrupperà sindacalisti e vedrete che alla fine anche la la Uil si affannerò ma resterà l’ultima delle tre caravelle a partire, la solita Cenerentola.
QUANDO i radicali hanno posto la questione del tesseramento coatto dell’iscrizione al sindacato, la trattenuta automatica ad opera del padrone in nome dell’operaio, sono stati lasciati soli. Naturalmente la fatica di richiedere la tessera annua, scegliere di pagarla, sostenere il proprio sindacato con consapevolezza, è una pratica così densamente democratica da far paura. Infatti i sindacalisti hanno ancora negli occhi la fuga dei compagni, colleghi e amici dirigenti di partito che polverizzarono in qualche settimana l’esito del referendum che abrogò il finanziamento pubblico obbligatorio. Visto che con le buone, cioè col finanziamento volontario detratto nella dichiarazione dei redditi, non riuscivano a spillare nemmeno un cent, piegarono per i rimborsi elettorali, una variante lessicale del finanziamento, un’altra truffetta alla ragione e al diritto. Perciò tutto si tiene. Rimborsati gli uni e gli altri. E per par condicio collaterale la Cisl allo stesso modo della Cgil. Ma come ci ha detto e garantito, Bonanni non farà il politico ma solo il sindacalista. E se lo vedete in qualche convention non dovrete pensare mai che sia lì per sostenere un partito, organizzare una cordata, raccogliere attraverso il sindacato consenso e poi spenderselo nelle trattative riservate. Dovete pensare, dobbiamo pensare tutti, che lui è un uomo aperto alle riflessioni. Sta lì per riflettere. E non ridete!
da: Il Fatto Quotidiano, 20 novembre 2012
Caro Antonello,sono un tuo corregionale e vivo a Milano,dal 1970,quando fui licenziato dalla Saint-Gobain di Caserta.Militante della CGIL e comunista.Ho letto con molto piacere il tuo articolo su Bonanni e mi sono fatto un sacco di risate.Perché molte cose coincidono con le cose che penso di questo inconcludente personaggio del sindacato. Anzi, io penso che Bonanni è un attore, perché ha tentato di cambiare attività l’anno scorso prima dello sciopero della FIOM QUANDO MISE IN ATTO UNA GRANDE COMMEDIA ,CERTAMENTE,PER REMARE CONTRO LO SCIOPERO, LUI E ED ENRICO LETTA A TORINO. Io a quella commedia gli ho dato un nome “IL FUMOGENE DI BONANNI”.luigi.