Walter Veltroni ha la capacità di rendere perfida anche la più innocente, la più giusta e la più sincera delle scelte che compie. È una condizione che lo accompagna in ogni passo della sua lunga e vitale carriera politica. Resiste nei suoi confronti un pregiudizio, l’ombra di una premeditazione perenne e anche questa volta, pure di fronte alla rispettabile decisione di rinunciare al trono da deputato che il suo status gli assegnerebbe a vita, la domanda resiste alla realtà, l’opinione supera l’evento. L’ha fatto per salvare sé stesso dalla piena che sale nel Paese contro la nomenklatura? Oppure per mettere nei guai il suo dirimpettaio D’Alema, l’antico e ineguagliabile nemico? E ha scelto la giornata di domenica, proprio mentre Bersani lanciava la sua candidatura a premier per coprire quel gesto, riducendo a comprimario il leader del partito che egli ha fon- dato? Veltroni trascina in chi deve commentare le sue scelte, la sua vita e anche le sue opere nell’idea che per comprenderle fino in fondo serva scorticarle, inchiodarle all’istinto peggiore, all’ipotesi subordinata, al rovescio della parola.Continue reading