devo dirvi una cosa

Dopo ventitrè anni lascio Repubblica. Una vita intera, un’esperienza meravigliosa, e un debito di riconoscenza, una gratitudine infinita. Lascio una casa grande e spaziosa che mi ha offerto ogni cosa, e mi accingo ad entrare in una più piccina, quella del Fatto Quotidiano, in cui sono certo però di trovare uguale passione e libertà, e voglia di raccontare l’Italia, indagare il potere senza alcun condizionamento. E’ stata una scelta non facile, per alcuni versi rischiosa, certamente senza reti di protezione. Ma sono persuaso che il giornalismo, più di ogni altro mestiere, ha un bisogno assoluto di passione e coinvolgimento. E non c’è vita senza passione, non c’è calcolo, non c’è ragione che possa mettere a tacere quel bisogno.

la vita a pagamento

Questa volta la scamperemo, ma per il prosieguo dei nostri terremoti dovremo attrezzarci.
Se ci si potrà assicurare persino contro una catastrofe naturale, le cui dimensioni sono all’atto della stipula sconosciute, perché non assicurarci contro le fluttuazioni del dollaro, la sconfitta in Champions League, la rissa di condominio? Io mi assicurerei su tutto il possibile, e correrei da un ufficio all’altro pieno di polizze e fideiussioni. Il ministro ruba? Assicuriamoci contro le tangenti di Stato. La squadra del cuore fa penare? Una polizza ci garantirà il rientro dal costo dell’abbonamento.
Mi ritorna in mente un film in cui Carlo Verdone mostrando un documento si domandava: chi t’ha dato questo?, e si rispondeva: perché c’ho questo! In casa avremo interi fascicoli, carte da bollo, contratti e manleve. Tu mi domandi: chi ti garantisce dal rischio che i quattro salti in padella siano veramente all’altezza delle promesse? Io ti rispondo: perché ho acquistato insieme al prodotto anche la garanzia della massima digeribilità.
Tornando seri: se la nostra vita sarà sempre più a pagamento, perché le tasse? da Repubblica Sera

archistar

Sembra che le firme più prestigiose della politica si siano messe all’opera per riformare la Costituzione. C’è da augurarsi che ce la facciano? Non sembri scortesia, ma il peggio che il Paese ha raccolto è stato spesso figlio delle menti migliori.
Alcune bruttezze superlative, scempi edilizi che hanno fatto il giro del mondo e qualcuno è stato abbattuto per la vergogna col tritolo, erano firmati dalle cosiddette archistars.
Architetti dalla matita facile e fantasiosa, col conto miliardario e un pelo sullo stomaco lungo così.
Come sapete, il Senato è presieduto da Renato Schifani, grazie al quale l’ultima revisione della Carta, risalente a circa una settimana fa, è stata resa possibile. Hanno cambiato la Costituzione in senso federalista. Però era tutto un gioco, una finzione, tattica preelettorale. Hanno cambiato, ma casseranno.
Ecco, la paura è che le migliori menti, annoiate dal dolce ma lungo far niente, si mettano in testa di riformare la Costituzione. Un po’ così, per vedere come viene.

da Repubblica Sera

fenomenologia del cash

Non è tempo di tagliare i rimborsi elettorali, perché servono e s’è visto.
Infatti ovunque andiate c’è una sezione, un circolo, un club con le porte spalancate, e militanti infervorati, e riunioni che si tengono anche nel villaggio più sperduto. Cosa dire della grande partecipazione popolare che ha preso d’assalto i circoli del Popolo delle libertà? Un milione di italiani ha voluto esserci. Esserci per contare. Non si conosce la cifra esatta del tesseramento del Partito democratico, ancora top secret quella dell’Udc, o dell’Api. Ma il colpo d’occhio è magnifico: in giro c’è una passione, una voglia, una determinazione…
Dove vanno i rimborsi ai partiti? Esiste angolo di marciapiede o stazione ferroviaria o fabbrica senza un presidio, una iniziativa, un convegno?
S’è denunciato, questa è bella!, che tra i nuovi italiani vogliosi di sostenere lo sforzo della politica di spalancare le porte della propria casa per fare entrare aria nuova ci sia anche un consistente gruppo di neodefunti.
Le solite malelingue che inzuppano la vita nel rancore.

da Repubblica Sera