Qui ad Atene noi facciamo così.
Qui il nostro governo favorisce i molti invece dei pochi: e per questo viene chiamato democrazia.
Qui ad Atene noi facciamo così.
Le leggi qui assicurano una giustizia eguale per tutti nelle loro dispute private, ma noi non ignoriamo mai i meriti dell’eccellenza.
Quando un cittadino si distingue, allora esso sarà, a preferenza di altri, chiamato a servire lo Stato, ma non come un atto di privilegio, come una ricompensa al merito, e la povertà non costituisce un impedimento.
Qui ad Atene noi facciamo così.
La libertà di cui godiamo si estende anche alla vita quotidiana; noi non siamo sospettosi l’uno dell’altro e non infastidiamo mai il nostro prossimo se al nostro prossimo piace vivere a modo suo.
Noi siamo liberi, liberi di vivere proprio come ci piace e tuttavia siamo sempre pronti a fronteggiare qualsiasi pericolo.Continue reading
Centrale Bonaiuti
Se è la telecamera che fa il politico, se è la sua resa televisiva che innalza la carriera o la seppellisce, allora è chiaro. Quel brav’uomo di Fabrizio Cicchitto è buono per il pastone del Tg1 ma non per la gabbia di Santoro. Non è un combattente, a volte annoia, e al massimo gli si può concedere Porta a porta. Lì gioca in casa. Per Daniele Capezzone neanche Bruno Vespa è un traguardo possibile. Impazza sulle agenzie di stampa, strepitoso sì, ma contiene la sua irrefrenabile condizione di parlante solo nei rapidi inquadramenti ai telegiornali.
Silvio Berlusconi non vuole confusione in campo. E da palazzo Grazioli Paolino Bonaiuti smista comparsate e revoca inflessibile presenze giudicate rischiose.Continue reading
Cuffaro, il carcere, l’Italia
Una settimana fa, in via del Seminario, appena dietro il Senato, ho incontrato Salvatore Cuffaro che, salutando, mi ha improvvisamente chiesto: “Se andrò in carcere farai una preghiera per me alla Madonna?”. Nell’imbarazzo, mi è parso giusto annuire. Lo aveva chiesto anche alcuni mesi fa, era mattina presto e fu lui a cercarmi, a dirmi del carcere, a volermi parlare della famiglia, del suo dolore. Durante la conversazione, che poi pubblicai sul giornale, domandai di spiegare il senso della sua vita. Il carcere era infatti il segno di tante amicizie pericolose. Misura del malgoverno, di una gestione del potere in Sicilia esposta a ogni possibile censura. Cuffaro difese il suo operato, ma ammise qualche responsabilità, la chiamò “ingenuità”. Era stato “ingenuo” a circondarsi di quegli amici, “ingenuo” ad accettare favori e fare favori.Continue reading
Lezioni d’amore della deputata leghista
Paola Goisis ha ritrovato una ragione in più nella politica: offre spazi inesplorati agli affetti, al sentimento, all’amore. Sessantenne, leghista, insegnante in un paesino veneto, l’onorevole Goisis questa estate ha rivelato di essere riuscita a irrobustire – malgrado gli impegni parlamentari – il menage familiare e l’intensità del rapporto col suo compagno. “Ci vediamo sempre nei week end, e quando si può lui viene a trovarmi a Roma”. La signora, senza voler dare i numeri, ha però azzardato la quantità degli slanci, e anche la qualità e l’ardore, il piacere e la passione. “Sono cose bellissime e non essendo ipocrita replico all’ipocrisia altrui chiedendo: perchè, tu non lo fai? Alcuni colleghi ritennero sconveniente che parlassi di questo. Io invece penso che non bisogna avere timore, ma orgoglio. E non c’è sconvenienza. L’amore è l’amore”. Infatti parlò liberamente anche del numero delle effusioni: “Quattro volte alla settimana. Scrissero però quattro volte al giorno”. I giornalisti hanno il piacere dell’iperbole e comunque lei pare davvero la più titolata a dare consigli d’amore al premier. Continue reading
Alfano, il ministro esemplare
Gli italiani non hanno misura della propria responsabilità e vagheggiano inconsapevoli della colpa altrui. Hanno protestato, e vivacemente, a ogni livello quando il Brasile non ha concesso l’estradizione di Battisti, terrorista condannato per quattro distinti e gravissimi reati. Il governo italiano, tutte le forze politiche, il capo dello Stato si sono indignati per la considerazione che quella decisione includeva in sè: l’Italia è una democrazia precaria, ammalata. E la giustizia non imparziale.
Però ieri sera, a conferma della tesi brasiliana, è sceso in campo il ministro Angelino Alfano Continue reading
Cetto Laqualunque fa la figura di Aldo Moro
I poster elettorali di Cetto Laqualunque, il suo imperdibile slogan “Chiù pilu pe tutti”, consegnano l’idea che la più fantastica delle fantasie si sia dunque potuta avverare nell’Italia berlusconizzatata. La realtà, sulla scorta della Ruby-story, si allinea se non già sorpassa l’incomparabile successo del gaglioffo politico che Antonio Albanese propone al cinema e, in questi giorni, lungo le strade delle città travestendo la promozione pubblicitaria del film in un programma politico e il suo leader nell’uomo nuovo da votare. “Vota e poi rifletti”, dice appunto lo slogan. E – infattamente – siamo giunti al punto che Cetto Laqualunque si possa confondere con la realtà dei fatti e addirittura non raggiungerne il livello della devianza.
Possiamo riconsiderare, riavvolgendo il nastro, una delle meravigliose battute di Cetto rivolta a una elettrice che confida in pubblico le sue scadenti prestazioni sessuali (”Ti ho anche fatta assumere come bidella, puttana!”) e immergerla nei brogliacci questurini, nelle trascrizioni delle intercettazioni. Apparirà plausibile, possibile, persino probabile.
Ecco, siamo al punto che al confronto di quel che gli gira intorno, Cetto Laqualunque fa la figura di Aldo Moro.
fonte: La Repubblica.it> Pubblico> Rubriche&Commenti> Piccola Italia di Antonello Caporale