L’autoassunzione è una nuova frontiera che si raggiunge, un obiettivo che finalmente si centra nello statico panorama politico italiano. C’è da scommettere che sarà presto emulato.
A Gallarate Gioacchino Caianiello, già presidente di una azienda municipalizzata (AMSC, Impianti e Servizi) nonché amministratore delegato o consigliere di amministrazione o anche presidente delle altre quattro (l’opposizione ne conta invece nove) società collegate e/o controllate, sciogliendo la riserva ha deciso di accettare l’incarico di direttore generale dell’impresa pubblica lombarda da lui condotta. Finalmente Caianiello (“Un sorriso a sostegno di Formigoni”, il suo ridente slogan elettorale) potrà esercitare le proprie indubitabili capacità amministrative nella nuova veste dirigenziale con contratto a tempo indeterminato e retribuzione adeguata al livello delle capacità e delle responsabilità. “Sono un gran lavoratore” spiegò dodici mesi fa quando Piccola Italia si interessò alla gran mole di poltrone occupate dal suo corpo.
Adesso, nel preciso segno di questo tempo, la delibera dell’ultima assunzione interna corporis assume come idea fondante il vecchio adagio che chi fa per sé fa per tre. L’uomo politico del centrodestra del ricco hinterland milanese (“sono un fan di Dell’Utri e dell’onorevole Abelli”) si avvia al primato delle deleghe in deroga.
La larga provincia italiana è sempre un po’ più avanti di Roma. E non è mai troppo vero che per illustrare la scena principale bisogna inquadrarla dai dettagli. La cronaca politica minuta offre esempi luminosi dell’assoluta impermeabilità al rispetto di un decoro pubblico minimo. E’ il convincimento che tutto sia possibile e anche qualcosa di più se al riparo da occhi indiscreti.
La Gelmini per esempio ha affidato al sottosegretario Giuseppe Pizza, nominato nel ruolo in quanto detentore del simbolo Dc, poche briciole di potere. Tra le briciole è toccata a Pizza la gestione e la nomina dell’Ente Santissima Trinità e Paradiso che governa a Vico Equense, sulla costa sorrentina, un seicentesco complesso monumentale adibito a plesso scolastico. E Pizza, segretario di un partito invisibile e inesistente, ha destinato al suo piccolo dominio ogni attenzione. Ha immediatamente nominato il suo vice segretario Aniello Di Vuolo presidente del nuovo consiglio di amministrazione e Di Vuolo ha cooptato nel consiglio il suo secondo collega vicesegretario (quattro sono purtroppo i vice di Pizza) Achille Abbiati. Per non sbagliare il terzo consigliere è stato scelto tra i membri della vasta assemblea nazionale della Dc, Marco Romano.
Il terzetto (quartetto con Pizza) ha trasferito sulla Santissima Trinità ogni energia e attenzione promuovendo per il convento una nuova e moderna vita. Bambini e scolari di ogni ordine sono in via di trasferimento e malgrado la notevolissima protesta delle mamme (più di duemila le firme chiedono il mantenimento del loro convento alla funzione tipica di plesso scolastico) la decisione sembra presa.
La politica ha sempre bisogno di spazi e di luce per dare respiro e trasparenza alle proprie scelte. E così a Battipaglia, provincia di Salerno, il municipio è stato trasferito, nelle sua attività principali, nello stadio. Proprio così, al di sotto delle tribune e vicino gli spogliatoi, gli uffici municipali aprono le loro porte ai cittadini.
La scelta risale a trent’anni fa quando il terremoto lesionò la vecchia casa municipale. Decenni a valutare un progetto di ricostruzione, e decenni a misurare, scegliere, calibrare gli interventi di restauro del palazzo di Città. Uno studio certosino e sicuramente costato parecchie varianti in corso d’opera.
I battipagliesi, silenti e concordi, non hanno mai aperto bocca, anzi hanno visto nel collegamento manto erboso- ufficio tecnico una novità apprezzabile, tutto sommato persino stimabile. Infatti mai è mancato il sostegno popolare a varie amministrazioni (per lo più di centro destra, ma il centro sinistra offre le medesime garanzie di inazione) che hanno continuato – nel perdurante litigio – a ritenere che soltanto chi fa sbaglia. Loro non hanno fatto nulla, per cui…