C’è un motivo per festeggiare il primo maggio anche con un concerto? Certo che sì.
E c’è un buon motivo perché il concerto, anzi concertooone, costi due milioni di euro?
Che tristezza vedere gli organizzatori, cioè i sindacati, depositati nelle retrovie del palco, con il fantastico trio Bonanni-Angeletti-Epifani rinchiuso in uno sgabuzzino a rispondere a una fantastica domanda (“siete pentiti di aver scelto questo pezzo di presentatrice?”) della altresì fantastica conduttrice, presumo a gettone.
Impacciatore si chiama lei.
Io dò una festa ma devo evitare gli ospiti. Curioso…
È solo la cattiva coscienza degli organizzatori, la cattiva fama che il sindacato ha, la non sempre onorabile opera di tutela degli occupati (e dei disoccupati) a permettere questo cortocircuito della decenza.
Fossero stati con la coscienza a posto, e coerenti e determinati, i tre avrebbero saldato il conto anziché del concerto soltanto del palco, magari con qualche luce psichedelica in meno. E avrebbero invitato gli artisti, i concertisti, gli autori, i direttori, i conduttori (e le conduttrici) a prestare la propria opera gratuitamente. Proprio in ragione della festa del lavoro. Per chi ce l’ha e per chi l’ha perso.
Alla fine della festa o all’inizio o in mezzo si sarebbero presentati tutti e tre affrontando le rose e le spine del palco e rispondendo a domande vere di una presentatrice senza cachet e perciò parecchio incazzata. Magari esibendo un assegno: ecco un milione di euro. Sarebbe molto servito, tanto per fare un esempio, agli schiavi di Rosarno, città che pure ieri i tre hanno visitato. O anche, se proprio avessero voluto strafare, destinando, che so, 200 assegni di ricerca da cinquemila euro ciascuno.
È festa? E festeggiamo allora.
Ma le cose semplici sono stupide.
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Io ho strappato la tessera della CGIL 30 anni fa allorquando ad una manifestazione di protesta, senza stipendio da 6 mesi e sfrantumati dalla disperazione di non trovare una soluzione, vidi il rappresentante sindacale del mio ente, sottobraccio e “pappa e ciccia”, con il delegato del mio datore di lavoro che ridevano e scherzavano, immemori dei loro obblighi nei nostri riguardi.Nemici di giorno e goliardici amiconi di sera.
Ora provo lo stesso disgusto e l’amara sensazione di impotenza di allora.
Questa festa (compreso il concertone di Roma, quest’anno tra l’altro un pò povero di artisti…se ce ne sono ancora) da diversi anni puzza di retorica ed è sempre più svuotata, visto che un italiano su quattro non lavora (considerando i tanti non iscritti agli inutili uffici di collocamento; altro che disoccupazione all’8%) e il 70% di chi lavora lo fa in modo precario e sottopagato…
Io essendo disoccupato, non ho niente da festeggiare.
Saluti e complimenti.