«Sono come quei toreri incoscienti. Tutti sanno che non l’avrò vinta, guardano l’ora e in paese aspettano che il toro si scateni e mi infilzi». E’ il vento che ha inguaiato Salvatore Tolone. E’ il vento che oggi lo fa vivere fuori casa, consegnato alla paura e all’idea che quelli lì lo possano far fuori per davvero: «In Calabria può capitare che ti sparino perché intralci, ostruisci, “deludi” le loro aspettative… Ma ancora non ho paura…”.
Il vento di Girifalco, tra Crotone e Lamezia Terme, soffia forte e, quel che più conta, soffia per molti mesi all’anno. Le colline lo incanalano nelle vallate, i costoni lo bloccano fino a sequestrarlo. E’ vento buono per un grande parco eolico, il business energetico di questi anni.
La vita di Tolone, che insegna all’università di Napoli, resta inchiodata al paese natìo, il grumo di case dominato dalle ‘ndrine più violente della regione. La sua vita cambia quando anche i suoi terreni risultano ghiotti per far girare le pale immense, gli uccelli d’acciaio che produrranno energia.
In paese del parco si inizia a parlare nel 2005 quando una società di Reggio Emilia, la Brulli Energia, presenta il progetto per la realizzazione di sedici torri della potenza di due megawatt ciascuna. La Brulli, precisiamolo subito, è un’azienda tecnicamente affidabile, solida finanziariamente e con decine di realizzazioni in Italia. Però a Girifalco le cose non vanno come dovrebbero. Il progetto viene approvato il 2006 dal consiglio comunale (delibera n.13 del 24 marzo). Quindi il mese successivo, il 12 aprile, è firmata la convenzione con la società. Ma le parole utilizzate per illustrare il piano d’opera hanno subito misurato una certa distanza con gli intendimenti reali: infatti nel testo della convenzione il parco eolico, progettato per produrre 32 megawatt di energia, cambia passo e la produzione punta a 44 megawatt. Le sedici torri proposte e approvate divengono dunque ventidue.Continue reading