“Cioè” è un avverbio dichiarativo che non andrebbe insolentito con il nostro vizio di piegarlo a qualunque necessità. Cioè era un peccato tendenzialmente giovanile, vivo nelle fasce sociali meno esposte alla sintassi. Era, perché la politica si è impadronita anche di questo cattivo vezzo mostrando, con l’eloquio di Rocco Palese, candidato del centrodestra alla poltrona di governatore della Puglia, di volerlo sdoganare senza remore e condurlo prepotentemente nelle stanze del potere.
Palese, che di anni ne ha qualcuno più di venti, si è fatto inquadrare dalla telecamera e ha imposto ai telespettatori baresi 70 cioè in dodici periodi nel tempo record di sei primi e ventinove secondi. Vedere per credere. Palese, il candidato Cioè, c maiuscola, non si è arreso alle prime timide proteste dell’intervistatrice, che distintamente fantasticava una museruola, e anzi ha continuato personalizzando l’avverbio e riducendolo – come per crasi – in un indeterminato e pugliese cè (accento ma senza apostrofo).Continue reading