Una nuova frontiera si è aperta grazie all’indiscutibile dote di Gianni Alemanno, sindaco di Roma. La delega etnica. Alemanno ha infatti chiamato il consigliere Domenico Naccari, calabrese di Vibo Valentia, ad occuparsi dei suoi simili: i calabresi appunto. Tecnicamente la delega dev’essere ancora strutturata e si attende giovedì prossimo, quando alla presenza del collega sindaco di Reggio Calabria Giuseppe Scopelliti, candidato per il centrodestra alla guida di quella regione, verrà perfezionato il provvedimento. Comunione politica e geografica, assetto del territorio e divisione rigorosa dei poteri. Sarà completamente chiaro allora che Scopelliti, in virtù della sua popolarità (è uno dei sindaci più apprezzati nella consueta annuale hit parade pubblicata proprio ieri dal Sole24Ore) e della forza che presumibilmente ne discende, dovrà occuparsi – quando e se le urne lo acclameranno – dei calabresi nati e residenti in Calabria.
Però, e qui sta la forza propulsiva dell’idea che si va concretizzando, Scopelliti lavorerà in stretta connessione anche sentimentale con Alemanno. E quindi nella Capitale oltre all’amico premier Silvio Berlusconi, avrà la fortuna di trovare un suo sub-conterraneo a cui verrà affidata la gestione del vasto territorio elettorale occupato dai calabresi migranti, dagli amici, dai cugini e dai cognati. Da tutto quel popolo che in cinquant’anni si è fatto riconoscere e apprezzare per le sue doti.
Roma infatti vanta una numerosissima colonia di Calabria, una rappresentanza di popolo che si è fatta valere indiscutibilmente per doti e professionalità. Già il ragioniere generale dello Stato Monorchio, poi il presidente del Consiglio dei Lavori pubblici Misiti. Ed era la Calabria di ieri, e solo per fermarci a due piccoli esempi. Oggi calabrese è il presidente dell’Antitrust Antonio Catricalà; calabrese quello per le telecomunicazioni Corrado Calabrò. Calabresi assessori e grandi lobbisti.
Secondo lo schema che sta per essere definito e certificato essi pure, a maggior ragione per il prestigio che vantano, dovrebbero coordinarsi, iniziando presumibilmente dall’idioma, con le scelte più politiche e di governo che il consigliere Naccari, neodelegato all’etnia, vorrà esibire.
Naccari non è certo il primo calabrese che si prende cura dei calabresi erranti o anche diversamente residenti (a Milano e Torino, per fermarci alle capitali del nord, la calabresità è requisito necessario e indiscutibile per avanzare di grado nelle liste elettorali). È però la prima figura politica a cui è assegnato il dominio politico del dialetto, dei costumi e degli usi dei consimili in terra straniera.
In tempo di federalismo (e di semplificazione) il passo in avanti di Alemanno è considerevole. Non solo padroni a casa propria ma, qui è la possente novità del messaggio, padroni tra i padroni. Un federalismo al cubo, uno sviluppo ulteriore della capacità di dividere le città in orizzontale, per segmenti di vita dialettale omogenea.
Il prossimo passo, è chiaro, sarà affidare a un napoletano i napoletani di Roma, a un lombardo i lombardi, proseguendo fino in fondo, fino alla stretta cerchia degli altoatesini in trasferta che pure hanno diritto a un loro rappresentante.
Dopo di che ad Alemanno, che è barese, verrà posto il seguente quesito: serve un sindaco anche per i romani.
(da www.repubblica.it)
:-), vero vero, questa cosa della delega all’etnia comunale è strana, ma potrebbe essere un modo magari troppo visibile per dare una giustificazione ad un compenso, quindi si potrebbe trattare di un incarico non necessario altrimenti si darebbe un giustificativo più appropriato.
Suggerirei, a proposito di popolo calabro in terra romana, e di esponenti lobbisti alcune presenze di spicco anche in Campidoglio, tra gli Assessori.
Ma non mi scandalizzerei tanto per la carriera di questi, o del fatto che hanno avuto successo nonostante calabri quindi svantaggiati (mica vero), se non del fatto che Alemanno si comporti troppo similmente ai leghisti che puntano alla separazione delle etnie in luogo della integrazione.
Altro aspetto curioso?
Alemanno è il genero di tale Pino Rrauti (detto alla regina) esponente di spicco della destra estrema nazionale, infatti ha sposato sua figlia. Pino Rrauti è regino (di Reggio Calabria) ed è l’ispiratore dei moti di Reggio Calabria e forse di tante altre occasioni di disordini su e giù per lo Stivale.
Come detto Alemanno è di origine pugliese, quindi non si capisce come mai un maditerraneo, un suddista, un uomo del sud intraprenda strade così impervie contro la propria origine.
Ma forse la sua intenzione è dettata dalle migliori intenzioni, ha bisogno di comprenedere meglio gli idiòmi di tutti i ceppi culturali della città che guida e quindi ha bisogni di autorevoli traduttori.
L’Italia è il Paese delle deleghe, o se preferite, dello “scarica barili”.
L’Africa e la Calabria sono legate da un filo rosso chiamato “sfruttamento ed abbandono”: la prima per opera delle potenze mondiali coloniatrici che da secoli da un lato ne saccheggiano le risorse umane e naturali, finanziando altresì, attraverso il commercio delle armi, le loro assurde guerre civili; la seconda per opera dello Stato centrale, che non ne ha mai avuto cura fin dai tempi della famigerata “Unità d’Italia”, lasciandola in balia delle organizzazioni criminali, con i politici che se ne sono serviti per avere voti e poter accedere al Parlamento.
E oggi quale beffa subiscono? Gli africani che fuggono nel nostro Paese da una situazione tragica che noi stessi gli abbiamo procutato, sono visti come degli invasori e dei fastidiosi, mentre i calabresi, popolo di emigrati e sofferenti viene oggi etichettato come intollerante e violento, quando si sa che a sparare gli africani sono stati quelli della ‘ndrangheta, per qualche mancato tornaconto avuto.
Italia, Paese di deleganti, ma anche di ipocriti.
Luca.
PICCOLI “PRE-POTENTI” CRESCONO…
Lo ripetiamo: chi agisce in “MALAFEDE” (significato di “MALAFEDE”: atteggiamento di chi induce “CONSAPEVOLMENTE” gli altri in errore) dimostra chiaramente di essere un “PRE-POTENTE”, con istinti non “IMMORALI” ma del tutto “AMORALI”, che quindi pur di mantenere i propri “TROPPI SOLDI” e la possibilità di “SPRECARE” risorse altrimenti “COMUNI”, non ammetterà mai niente, nemmeno se gli si mettono sotto gli occhi dei documenti “UFFICIALI” con i quali gli si dimostra che così facendo si sta e ci sta condannando al “DISASTRO”; immaginiamoci quindi se si riuscirebbe a riportarlo sulla retta via, cercando di convincerlo facendo affidamento solo su delle semplici “OPINIONI” personali o di parte.
Ciò vale sia per i “PRE-POTENTI” già in possesso di “TROPPI SOLDI” sia per coloro i quali, essendo dei “PRE-POTENTI” potenziali, guardano con occhio quasi adorante ai signori “PRE-POTENTI”, diciamo così, ormai arrivati, convinti che potranno riuscire ad avere un giorno “TROPPI SOLDI” come loro.
Questi “PRE-POTENTI” in fieri, sia bambini con propensioni alla “PRE-POTENZA” sia adulti che da bambini non hanno potuto (poverini) esplicare appieno questa loro velleità “PRE-POTENTE”, vengono avviati da un’educazione di “PARTE” sulla strada dei “TROPPI SOLDI”, per farli diventare col tempo “PRE-POTENTI” a tutti gli effetti (vedi ad esempio stipendi e carriere professionali milionarie sia pubbliche che private, giochi d’azzardo legalizzati e superpubblicizzati, casinò parastatali, assurda iperproduzione di beni effimeri con spinta all’iperconsumismo corroborato da ottuso ottimismo, ecc. ecc.) .
Come già scritto, una società governata dai “PRE-POTENTI” con “TROPPI SOLDI”, che si fonda sul culto dei “PRE-POTENTI” e dei loro “TROPPI SOLDI”, non può che generare e far crescere figli e genitori votati a loro volta a diventare “PRE-POTENTI” affamati di “TROPPI SOLDI”…