Per evitare che chi volesse leggere ‘Peccatori’ lo prenda quasi per un istant-book, costruito su tutta la ‘robaccia’ che sta alimentando le cronache di questi mesi (e anche, purtroppo, di questi giorni), il suo autore, Antonello Caporale, premette quasi immediatamente che il libro nasce, invece, dalla lettura di un saggio del teologo Vito Mancuso sul fatto che, in Italia, manca una religione civile. Argomento delicatissimo in un Paese che da sempre si vanta di essere sensibile e attento alle problematiche dell’etica e che, invece, si ritrova a doversi confrontare, giorno dopo giorno, con una crisi di valori che riguarda, trasversalmente, tutti gli strati sociali: da quelli piu’ alti sino alla base della piramide della nostra societa’, dove ognuno, guardando alla vita dalla propria prospettiva, si e’ disegnato un canone e pretende che anche gli altri lo rispettino. Il tutto seguendo il filo dei Comandamenti, di come le dieci regole spesso siano interpretate a seconda della convenienza personale e non per quello che dovrebbe essere un comportamento generalizzato. E’, quella descritta da Caporale, giornalista dalla prosa e dalla parole tagliente, una realta’ che e’ difficile non riconoscere in quella che, quotidianamente, si propone all’attenzione di chi la vive. Piu’ che un viaggio nei vizi – non necessariamente nei peccati – dell’italica gente, il libro di Caporale e’ una full immersion in un modo di fare e di vivere che porta gli stranieri a chiedersi, nell’osservarci, se mai ci rendiamo conto di cio’ che facciamo, delle assurdita’ di cui riusciamo ad essere protagonisti, convinti sempre di essere i migliori, i piu’ furbi, quelli che alla fine riusciranno a sfangarla. Di esempi di come gli italiani vivano la loro condizione di perenni buontemponi Antonello Caporale ne ha un lungo elenco. Alcuni – anzi, la maggior parte – evidenti perche’ oggetto di continua e generalizzata attenzione. Certo e’ che l’autore di ”Peccatori” non si ferma davanti ad alcun argomento, per pudore o rispetto. E se uno dei peccati ha diretta attinenza con il corpo umano, le sue pulsioni, le sue irrefrenabili voglie, cancella spesso la ragionevolezza, la consapevolezza, la mano dell’autore diventa pesante, seppure celata nella seta di una prosa scorrevole e mai banale. C’e’ qualche dubbio su chi Antonello Caporale punta la sua attenzione quando si trova a parlare di ”atti impuri”?
(Lancio Ansa del 30 ottobre 2009)