Bisognava celebrare il 150esimo anniversario dell’Unità d’Italia. Con la solennità dovuta. Ma sobriamente. Nel solco di questo ossimoro la coda dei funzionari addetti alle cerimonie, dei dirigenti chiamati a monitorare le spese, gli appalti decisi, i fondi già stanziati (opere per circa 262 milioni di euro), è andata allungandosi e poi restringendosi. Poi ancora stiracchiamndosi verso l’alto. Anche i garanti, coloro che devono dare il timbro culturale ai vari appuntamenti che da qui al 2011 raccoglieranno la memoria collettiva, la radice comune, il segno dell’identità nazionale, hanno preso quota in corso d’opera. E vari comitati sono sorti, e strutture operative o di solo supporto tecnico. E poi commissioni di verifica, di ottimizzazione e di “garanzia”. Un po’ di tutto, si potrebbe dire. E di più. Il rospo si è gonfiato al punto da convincere il governo a decidere una cura dimagrante. Meno opere, meno celebrazioni edilizie dell’unità d’Italia.
Nell’attesa di verificarne i propositi, illustriamo l’ampia catena di comando e di controllo.Continue reading