GIORGIO MOTTOLA
«Marescià, non vi appreoccupate, i permessi li tengo io». Parlava, trascinando il suo corpaccione con incedere lento e dondolante. Teneva una mano alzata come a dire: «Fermi tutti. Aspettate solo che arrivi, e ve lo risolvo io il problema». Il maresciallo lo osservava avanzare con uno sguardo a metà tra il divertito e il rassegnato. S’era tolto il berretto d’ordinanza e se lo agitava come un ventaglio. Scuoteva la testa: conosceva bene quell’uomo. Qualche settimana prima, quasi all’alba, il carabiniere era stato a casa sua per arrestarlo. Ma, quel giorno, Romualdo Guarracino, detto Nerone per la carnagione scura e il testone fissato su un collo taurino, non aveva manette ai polsi. Svenotolava fiero le carte con il timbro della regione Campania: «Autorizzato a trattare e smaltire rifiuti speciali», c’era scritto. Nel luglio del 2007, nell’ambito della «Operazione Chernobyl», la Procura di Santa Maria Capua Vetere, lo aveva fatto arrestare con l’accusa di «smaltimento illegale di rifiuti pericoli». Stando alle accuse dei pubblici ministeri, Guarracino è, in sostanza, un «ecocriminale». Ma, alcuni giudici della provincia di Salerno continuano ad affidargli appalti legati al mondo dei rifiuti.
Di «monnezza» si trattava anche stavolta. Ci si era messo di mezzo qualche quintale di asfalto, che, quando il maresciallo era stato chiamato, nessuno sapeva bene dove mettere. A Salerno, tra un mese, si vota, infatti, per le provinciali. E con le elezioni arriva puntualmente anche l’asfalto. Renato Iosca, consigliere provinciale uscente, aveva pensato bene di fare un regalo al suo collegio. Ad Aprile, ovviamente in finale di legislatura. Per far viaggiare più comode le vetture dirette alle urne a inizio giugno, aveva deciso di far asfaltare i 5 chilometri di strada provinciale che collegano Albanella (piccolo paese della Piana del Sele, di cui Iosca è stato sindaco per 10 anni) alla statale 18, che da Battipaglia porta verso il mare. Niente di nuovo: la solita asfaltatura elettorale. Il problema lo ha creato il vecchio asfalto, che andava smaltito. Poiché la legge lo considera un rifiuto «speciale», sono necessari dei permessi per poterlo trattare.
La ditta appaltatrice dei lavori, per il trasporto del fresato (così si chiama l’asfalto dismesso), si era affidata a due piccole imprese locali, le quali, però, non avevano le autorizzazione necessarie. Dopo i primi viaggi fatti dai camion con il materiale «speciale» da smaltire, è comparsa la Polizia ambientale (arrivata su segnalazione anonima), che ha sequestrato tutto. I lavori si sono, di conseguenza, bloccati.Continue reading