Leggo i giornali di Messina, leggo le mail, i commenti di chi non si capacita per l’offesa subìta da me e chi invece tenta di avanzare qualche dubbio, mettere le colpe in fila, e curare il senso logico delle nostre azioni, conservare la memoria delle responsabilità anziché i luoghi comuni.
Noto anche un assembramento delle Autorità verso i vari uffici legali istituzionali, la chiamata alle armi, la difesa dell’onore. Tutto questo affanno per me?
Messina, i cittadini di Messina, hanno ricevuto le mie scuse, doverose e utili, perché hanno percepito una insopportabile offesa alla loro dignità il giudizio da me pronunciato che era evidentemente diretto a chi quella dignità di cittadini e uomini liberi aveva calpestato per decenni.
Un paradosso questo rovesciamento di ruoli, il sintomo che la televisione ha imposto definitivamente alla società il suo format: esiste solo quel che viene ripreso dalla telecamera. Esiste l’offesa alla città perché io, davanti alla telecamera, ho pronunciato, sbagliando, la parola “cloaca”.
Non esiste, giacché la telecamera non l’ha inquadrato, lo spreco di soldi, di intelligenze del futuro e dell’anima di Messina.
Non esiste la cooptazione, non esiste la collusione, non esiste l’inquinamento del malaffare. Anzi, non esistono gli affari a Messina.
Sono convinto che ogni vicenda, anche poco gradevole come questa per me, possa fruttare considerazioni utili a una consapevolezza matura. E’ il motivo per cui ho accettato l’invito che alcuni amici mi hanno rivolto di essere presto a Messina per un dibattito libero e aperto a tutti.
E’ giusto che sia lì, ed è opportuno che parli ancora e spieghi ancora. Ma, sinceramente, sarebbe da ridere se ci fossi soltanto io.