Le mie parole su Messina e Reggio Calabria

La settimana scorsa sono stato invitato a Exit, il programma di La7. Chiamato a discutere dei problemi e del malgoverno che l’Italia patisce ogni volta che deve fronteggiare una grande catastrofe. La catastrofe impone l’emergenza e il senso dell’emergenza viene inteso come una grande opportunità. L’emergenza, io dico, è una fabbrica di soldi.
Il discorso verteva sulla quantità di denari necessari a far fronte al disastro abruzzese. Se è una priorità la ricostruzione, ritenevo e naturalmente ritengo che essa debba essere affrontata redigendo un nuovo programma di opere pubbliche e rimodulando la lista delle priorità. Ad esempio cassando, almeno per il momento, la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina. Un ponte che a me sembra più raccogliere l’esigenza del potere di illustrare, a prescindere, le sue grandi gesta che un’opportunità per le popolazioni residenti. Ho aggiunto: due piloni che affondano in due cloache di città.
La parola cloaca è stata intesa, soprattutto dai messinesi, come un’offesa gratuita alla dignità, all’onore, alla cultura di chi abita quella città. Mi sono giunte decine di mail indignate, profondamente e crudamente critiche nei mie confronti. Alle parole i fatti: l’associazione dei consumatori mi richiede 50 milioni di euro per fronteggiare l’offesa e risarcire il danno patito. Il presidente del consiglio comunale, a quanto leggo, si è messo in contatto con il suo collega di Reggio Calabria e ha chiesto all’ufficio legale di vagliare tutte le utili strade per chiedermi conto giudiziariamente di ciò che ho affermato.
Questa è la premessa.Continue reading