Il capo carismatico

“Il «demagogo» deteriore pone se stesso come insostituibile, crea il deserto intorno a sé, sistematicamente schiaccia ed elimina i possibili concorrenti, vuole entrare in rapporto con le masse direttamente (plebiscito, ecc., grande oratoria, colpi di scena, apparato coreografico fantasmagorico: si tratta di ciò che il Michels ha chiamato «capo carismatico»)”.

Quaderni dal Carcere, Passato e presente

Papi infallibili

Ahimè, quanti papi infallibili tiranneggiano la coscienza degli uomini liberi e inaridiscono in loro ogni sorgente di umanità.

Leninismo e Marxismo di Rodolfo Mondolfo (“Scritti Politici” a cura di Paolo Spriano, Editori Riuniti 1973)

Il racconto: “Così mi salvai dall’eccidio delle Fosse Ardeatine”

albertosedMARCO MORELLO

Quel giorno, oggi, è distante sessantacinque anni esatti, ma Alberto Sed l’eccidio delle Fosse Ardeatine lo ricorda come se fosse avvenuto ieri. Era ancora un ragazzino nel marzo del 1944, un’epoca in cui la vita di quelli come lui, gli ebrei, aveva un prezzo inserito in un tariffario: 5mila lire se uomo, 3mila se donna, mille lire se bambino. E la sua storia di doppio superstite, prima al massacro compiuto a Roma dalle truppe naziste ai danni di 335 italiani, più tardi al campo di concentramento di Auschwitz, è raccontata nel libro Sono stato un numero, da poco pubblicato da Giuntina (168 pagine, 15 euro). Lo ha scritto Roberto Riccardi, ufficiale dell’Arma e giornalista, direttore della rivista Il Carabiniere.
Nell’ottobre del 1943, avvisato dai vicini, Alberto era riuscito a scampare a una retata tedesca nel Ghetto e si era rifugiato in un magazzino nei pressi di Porta Pia. Lì viveva con la madre, le tre sorelle piccole e il nonno, quando all’alba del 21 marzo le camicie nere bussarono alla sua porta. Qualcuno lo aveva tradito, li avevano venduti e furono portati via. «Poco dopo il nostro arresto – racconta Sed – in via Rasella i partigiani avevano compiuto un attentato e i tedeschi stavano rastrellando prigionieri da fucilare per rappresaglia. Gli agnelli per il sacrificio furono scelti a Regina Coeli. Noi eravamo altrove per puro caso, il giorno in cui ci avevano catturati il carcere era pieno. “Niente camere, siamo al completo”, aveva detto ironico il secondino al capo delle camicie nere, come se parlasse di un albergo in alta stagione. Ci portarono al convento di San Gregorio, all’Orto Botanico, erano sicuri che non saremmo mai scappati».Continue reading

La manipolazione

“Durante i due anni del governo Prodi (2006 e 2007) i tg hanno raddoppiato lo spazio della cronaca nera. Secondo uno studio del Centro d´ascolto dell´informazione radiotelevisiva (nato da un´iniziativa dei radicali) dal 2003 al 2007, il tempo dedicato ai servizi su delitti, violenze e rapine è raddoppiato (se non triplicato) passando dal 10,4% dei tg del 2003 al 23,7% di quelli del 2007”.
Le virgolette servono a riferire che il testo è ripreso da un articolo di Repubblica di domenica scorsa. Chiudendo le virgolette e riflettendoci appena un po’ risulta ancor più impellente la necessità dei partiti di tenere ben stretta la mano sull’informazione.
In Rai infatti fervono i preparativi del nuovo ribaltone.
Informazione fa rima con manipolazione.

Ronde e crisi

Cos’è il fascismo, osservato su scala internazionale? È il tentativo di risolvere i problemi di produzione e di scambio con le mitragliatrici e le revolverate. Le forze produttive sono state rovinate e sperperate nella guerra imperialista: venti milioni di uomini nel fiore dell’età e dell’energia sono stati uccisi; altri venti milioni sono stati resi invalidi; le migliaia e migliaia di legami che univano i diversi mercati mondiali sono stati violentemente strappati; i rapporti tra città e campagna, tra metropoli e colonie, sono stati capovolti; le correnti d’emigrazione, che ristabilivano periodicamente gli squilibri tra l’eccedenza di popolazione e la potenzialità dei mezzi produttivi nelle singole nazioni, sono state profondamente turbate e non funzionano piú normalmente. Si è creata un’unità e simultaneità di crisi nazionali che rende appunto asprissima e irremovibile la crisi generale. Ma esiste uno strato della popolazione in tutti i paesi — la piccola e media borghesia — che ritiene di poter risolvere questi problemi giganteschi con le mitragliatrici e le revolverate, e questo strato alimenta il fascismo, da gli effettivi al fascismo. (…) Seguirono la stessa tattica che i fascisti in Italia: aggressione dei capi sindacalisti, violenta opposizione agli scioperi, terrorismo contro le masse, opposizione a ogni forma organizzativa, aiuto alla polizia regolare nelle repressioni, negli arresti, aiuto ai crumiri nelle agitazioni di sciopero e nelle serrate. Da tre anni la Spagna si dibatte in questa crisi: la libertà pubblica è sospesa ogni quindici giorni, la libertà personale è divenuta un mito, i sindacati operai funzionano in gran parte clandestinamente, la massa operaia è affamata ed esasperata, la grande massa popolare è ridotta in condizioni di selvatichezza e di barbarie indescrivibili. E la crisi si accentua, e si è ormai giunti all’attentato individuale. (…) In Italia attraversiamo la fase attraversata dalla Spagna nel 1919: la fase dell’armamento delle classi medie e dell’introduzione, nella lotta di classe, dei metodi militari dell’assalto e del colpo di sorpresa. Anche in Italia la classe media crede di poter risolvere i problemi economici con la violenza militare; crede di sanare la disoccupazione con le revolverate, crede di calmare la fame e di asciugare le lacrime delle donne del popolo con le raffiche di mitragliatrice. L’esperienza storica non vale per i piccoli borghesi che non conoscono la storia; i fenomeni si ripetono e si ripeteranno ancora negli altri paesi, oltre che in Italia; non si è ripetuto in Italia, per il partito socialista, ciò che già da qualche anno si era verificato in Austria, in Ungheria, in Germania?
L’illusione è la gramigna piú tenace della coscienza collettiva; la storia insegna, ma non ha scolari.

da Italia e Spagna,
L’Ordine Nuovo, 11 marzo 1921, anno I, n. 70