Le ronde dunque. Immaginiamoci innocenti ma seduti nel luogo sbagliato e nel posto sbagliato. Dentro un’automobile e a fari spenti. In un vicolo buio o uno slargo disabitato. Si avvicina un signore e ci squadra. “Chi è lei?”. A una ronda cosa si risponde? Anzitutto: si deve rispondere? Bisogna anche mostrare i documenti? O, silenti e imbarazzati, si smamma?
Forse la ronda non è titolata a domandare ma solo ad osservare. Se è buio farà luce con una torcia. Se c’è il sole prenderà gli estremi della targa della nostra auto. La ronda, se è gentile, si terrà a distanza di cortesia. Ma se, mettiamo, quel giorno la ronda è incazzata, ha avuto problemi sul lavoro o un litigio in famiglia. Se, magari, ha bevuto un bicchiere di troppo.
Se la ronda vuol rondare, che si fa?