Non è un paese per giovani

nopaesegiovaniFRANCESCA SAVINO

da Repubblica di giovedì 2 ottobre 2008

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Stati Uniti, stoccata di Sarah Palin a Joe Biden: «Non vedo l’ora di incontrarlo. Non l’ho mai visto prima, ma sento i suoi discorsi al Senato da quando facevo la seconda elementare»

pag. 9
Italia, stoccata del segretario della Cgil Guglielmo Epifani a Emma Mercegaglia: «Io combattevo la scala mobile quando Emma era una bambina»

A volte basta voltare pagina.

Il cardinale e la velina

cardinaleAvete mai visto un cardinale celebrare il matrimonio di un imbianchino?
Io per sfortuna no.
E avete mai visto un cardinale officiare le esequie di un muratore, un giardiniere, un insegnante di liceo, una casalinga?
A me non è mai capitato.
Sarà sicuramente colpa mia: non frequento la chiesa e non conosco gli impegni delle gerarchie ecclesiastiche. Sarà sicuramente sbagliata l’idea che mi sono fatto. E cioè che a status corrisponda status. Ad elevato livello sociale corrisponde la cura pastorale di un pari grado.
Perciò non mi ha turbato affatto, sfogliando le pagine di Chi di qualche mese fa, sapere che un grande cardinale, un cardinalone di altissimo rango, avesse benedetto le nozze tra Flavio Briatore ed Elisabetta Gregoracci.
Eli, proprio lei, quella del bacino (ino ino) concesso in un angolo dello studio all’ex portavoce (Salvo Sottile) dell’ex ministro degli Esteri (Gianfranco Fini) come riconoscenza dell’aiutino (ino ino) richiesto per sgambettare in uno studio della Rai.

Prostituirsi per amore

prostituirsiperamoreFLAVIA PICCINNI

È possibile prostituirsi per il cuore? Da una storia che viene da Manfredonia, poco distante da Foggia, sembrerebbe di sì. Ovviamente questa è una provocazione. Una provocazione violenta che vede come protagonista una 14enne che per 150 euro a prestazione vendeva il suo corpo. Anzi, lo affittava a compagni e conoscenti del fidanzato appena maggiorenne che intascava la somma di denaro e la lasciava a bocca asciutta, tronfio di avere una donna – una bambina – pronta a tutto per soddisfarlo.
È una storia di ordinaria delinquenza, di schifosa sottomissione e di quel silenzio che ha un nome, omertà. È la fotografia di un mondo dove nessuno denuncia e la famiglia si trova davanti al misfatto compiuto e non può fare altro che denunciare. Denunciare un ragazzo di 18 anni, S.M., che faceva approfittare i suoi amici della sua ragazza per comprare vestiti e divertimento. Ancora una volta il fine è il superfluo, l’apparire e lo sballarsi.
Adesso sono passati due anni dall’inizio di questa brutta storia, che si è fermata solo l’autunno scorso. Adesso il ragazzo è in una comunità di accoglienza nel barese. Adesso la giovane in un centro in Puglia. Sono lontani, ma nessuno dei due potrà mai fare a meno di pensare all’altro. Forse per tutta la vita.

L’Italia dei senza memoria

emptyheadCi incuriosisce solo il presente, abbiamo una memoria di latta. L’Italia dei senza memoria è il terreno ideale per coloro che non hanno altro interesse e altra ambizione che seguire l’oggi, l’obiettivo immediato dei loro minimi sforzi.
Guardavo in tv un dibattito dedicato alla crisi Alitalia. C’era Colaninno, il presidente della Cai che ha acquistato la compagnia aerea e, a corona, i politici di centrodestra e centrosinistra.
Tutti compiti e assorti illustravano il trionfo finale e gli sforzi compiuti per raggiungere una simile mirabolante intesa.
Nessuno, né il giornalista (figurarsi i politici) né gli altri ospiti che avessero posto una domanda semplice se solo per un attimo avessero fatto uso della memoria.
La memoria semplifica la verità e aiuta a capire. La memoria avrebbe dovuto indurre ciascuno di loro a porre la seguente domanda: perché Alitalia è stata venduta a chi offriva di meno?
Se io vendo, punto alla migliore offerta non alla peggiore, giusto?
Ma il tempo passa in fretta, e l’offerta di Air France, osteggiata da Berlusconi, dai sindacati e da un nutrito gruppo di forze politiche, è sepolta nel cassetto, dimenticata, out.
Sei mesi sono trascorsi ma la memoria è già azzerata.
Viva l’Italia.

Nel deserto di Montecitorio la politica produce senza fare propaganda

montecitorioDiciamoci la verità: Montecitorio si riconosce e si ritrova soltanto quando è vuoto e silenzioso. E a Montecitorio si lavora, dunque si parla e si discute meglio, quando gli assenti superano i presenti. Ieri era lunedì. Giorno perfetto per un confronto impegnativo: il maestro unico o plurimo. Il grembiulino al posto della griffe, il sette in condotta eccetera. Dieci deputati, cinque di là e cinque di qua, la ministra Gelmini al centro, fresca di parrucchiere.
I dieci in aula si sono detti la verità come meglio non si poteva. Diciamoci la verità, ha detto Pierluigi Castagnetti, il decreto che stiamo approvando è stato presentato in consiglio dei ministri da Tremonti e non da lei. Mancavano i soldi e avete tagliato. Lei, Maria Stella, era al mare come forse anch´io, ha aggiunto Andrea Sarubbi, il telegiornalista che Veltroni ha “rubato” al Vaticano. «Lei mi è simpatica e lo sa, però non posso…». E qui Sarubbi l´ha rimproverata ma con un sorriso: «Perché non ne ha discusso prima con noi?». Come quattro amici al bar, i dieci di ieri a Montecitorio si sono parlati con franchezza. A Renato Farina è persino venuta l´idea di spezzettare il discorso con rime fanciullesche. «Le bugie sulla Gelmini/fanno ridere i bambini». Ne ha preparata un´altra: «Attaccare Maria Stella/a Veltroni porta jella». Nessuno ha fiatato. Allora Farina ha dato un ultimo colpetto: «Dieci e lode in Parlamento/al ministro Maria Stella». Verità per verità la signora Luisa Capitanio Santolini, chiamata dal suo partito, il Pd, ad opporsi al governo, ha ammesso: «Sappiamo tutti quanti che i tre maestri sono stati introdotti non perché questo corrispondeva ad esigenze pedagogiche e formative, ma perché era una precisa esigenza dei sindacati e che in qualche modo bisognava coprire gli organici». E però, verità bis: «Questa controriforma sul maestro unico è dettata da esigenze di bilancio, non da necessità formative».Continue reading

AAA, giornalista super senior cercasi

moleskineAhi ahi mister Brunetta, questa non ci voleva. Dopo settimane di martellante campagna contro i fannulloni, gli sprechi, le consulenze da tagliare, i postulanti da rispedire a casa con un bel calcio nel sedere, nei pressi della scrivania del ministro si confeziona, con un lavoro di taglio e cucito, un bando su misura per acquisire la collaborazione di un giornalista su misura. Non c’è nulla che possa provare che il ministro della Funzione pubblica ne sia a conoscenza. Anzi è del tutto probabile che il taglio e cucito sia stato eseguito senza dar conto, per la modestia dell’incarico, al ministro.
E però fa un certo effetto sapere che il Centro nazionale per l’Informatica nella pubblica amministrazione, in sigla Cnipa, un ente pubblico che fa capo alla Presidenza del Consiglio ed è strettamente connesso al dipartimento della Funzione pubblica dove regna Renato Brunetta, per curare i rapporti con la stampa, promuovere l’immagine del centro e gli sforzi connessi alla digitalizzazione del sistema, abbia pensato di avvalersi di un giornalista con caratteristiche così lontane dal profilo di cui si richiede la collaborazione da apparire un bando davvero eccentrico.
I fatti. I dirigenti del Cnipa hanno bisogno di un giornalista. Non uno dei tanti, ma un tizio che sappia tutto di computer, navigato nei rapporti con gli enti pubblici. Giovane non necessariamente, anzi, per la verità, lo cercano esperto, piuttosto esperto. Il profilo “super senior” fa capire che c’è bisogno di un curriculum di vera eccellenza.Continue reading