Un merito, se c’è, di questo libro è che sia stato pubblicato in questo preciso momento. In questo preciso momento era il titolo di un festival letterario a cui partecipai. Questo è il momento infatti di sistemare almeno concettualmente, far avanzare, far progredire avrebbe detto Gramsci, la consapevolezza che una fetta intera della società è senza speranza e praticamente senza futuro.
Ho seguito ieri la manifestazione degli studenti romani. Mi ha colpito uno striscione: “Facoltà di Scienze della formazione primaria. Fregati in partenza?”. Sì, fregati in partenza.
Un libro è solo un libro, vero. C’è dentro la fatica di un racconto che illustra l’Italia di diritto e di rovescio. La buona e la cattiva. A un libro si abbina il rito della presentazione. Stanzette e vecchietti, qualche sbadiglio e, se va bene, qualche incazzatura. Autografi, dieci o venti o trenta volumi venduti. Poi a casa.
Vorrei negare a questo rito la legittimità di ritenersi imprescindibile, vorrei dare a questo libro una dignità maggiore, vorrei che segnasse di più questo tempo, che aiutasse di più, che movimentasse di più.
Voglio trovare luoghi larghi e partecipazione. Vorrei che si formasse una catena, un passaparola.
Un libro è un libro ma, a volte, è una miccia.