Lo rianimano in Transatlantico con coca cola e panini al prosciutto e mozzarella. Pure con qualche parolina tenera: «Hai visto che bella la Mussolini? E´ piccolina ma si tiene bene». Si capisce che Umberto Bossi è tornato in forze, dopo il lieve calo di pressione che ha consigliato alla truppa leghista di fare una sosta picnic sui divani del Palazzo (ipotesi espressamente vietata dal regolamento, e comunque…). E´ tonico, sorride. Ha mangiato parecchio pane e parecchio companatico, ingollato noccioline e bevuto frizzante per una intera ora: dalle 17 alle 18 carboidrati, grassi e zuccheri a volontà. Per finire il caffè. Gli dicono: «Anche questo fa bene, tira su la pressione». Infatti la pressione è ritornata a livelli più che accettabili, l´Umberto adesso adagia la mano sulla coscia della sua addetta stampa. Perfetto. La sua collaboratrice lascia intanto il posto a Giulio Tremonti, a cui si aggiunge un po´ defilato Paolo Bonaiuti. I tre sono seduti come in una sala d´attesa. Guardano le spalle dei colleghi che li proteggono.
In aula la deputazione leghista, a ranghi ridotti, analizza anche stilisticamente le frasi del leader, e il capogruppo Roberto Cota infatti parla di una «giusta accelerazione verbale», ritenendo, questa volta è il collega Pirovano a spiegare, «che l´inno di Mameli è un insulto alla dignità. In Italia si protesta per la tirannia in Tibet, ci si indigna contro l´abbandono dei cani in autostrada, e poi si canta a squarciagola schiavi di Roma. Dai, è una canzonetta…». Bricolo, capogruppo al Senato: «Noi non siamo schiavi di nessuno».Continue reading