MARCO MORELLO
A Roma bivacco no, lo dice l’ordinanza sperimentale del sindaco Alemanno che vieta cibo e canti per strada. O meglio, non è che li vieti in assoluto, ma dietro il filtro della cartina al tornasole del buonsenso. Bivacco proprio no, non scherziamo, tanto chi vuoi che con questo caldo vada oltre una bottiglietta d’acqua ghiacciata. O, al massimo, oltre un gelato alla frutta. Bivacco forse, perché i turisti sanno sovvertire ogni pronostico e ingurgitare di tutto nei momenti più impensabili, comprese le caldarroste alle tre del pomeriggio e una pizza alla salsiccia appena sfornata un’ora più tardi. E allora bivacco sì, decisamente sì. Un po’ ovunque nel centro della capitale, tra vigili indifferenti, bocche piene, briciole, schiamazzi e cartacce.
A cominciare da piazza di Spagna, anzi un po’ più indietro, da piazza Mignanelli. Sotto la colonna dell’Immacolata è tutto un masticare panini del vicino fast food e tirar su liquidi annacquati con cannucce trasparenti e una evidente soddisfazione. Intorno alla Barcaccia, invece, i capannelli paiono leggermente più chic, ma non c’è ragione di stupirsi: trovandosi a un passo dall’imbocco di via dei Condotti bisogna adeguarsi. Muffin e pasticcini diventano allora gli articoli più gettonati, insieme con coppette e coni capaci di sfidare le leggi di gravità.Continue reading