SERENELLA MATTERA
“Tutto è bene, tutto va bene, tutto va per il meglio possibile”
Voltaire
Va tutto male. Le infrastrutture arrancano, i rifiuti avanzano, il caldo fiacca, il turismo boccheggia, il lavoro scarseggia, la bolletta costa. È la “stagnazione”. Noi fermi a un misero +0,1%, mentre gli altri avanzano.
A misurare la sensazione di vulnerabilità delle famiglie italiane, vien fuori un “-39”. Su 100 giovani intervistati, 64 dicono di aspettarsi di stare peggio in futuro dei loro genitori.
Gli spagnoli, già più ricchi, si prendono pure i rigori all’europeo. E il pessimismo dilaga.
Tutta colpa del presente. A furia di guardare il bicchiere mezzo vuoto, si sta forse perdendo ogni speranza di riempirlo. Perciò in Romania, dove se la passano malaccio, il Senato ha deciso di correre ai ripari: via alla strategia dell’ottimismo, al riscatto del “penso positivo”, alla par condicio della buona notizia. Per ogni fatto negativo, per ogni catastrofe, incidente, omicidio o indice in calo, i telegiornali dovranno scovare e comunicare ai cittadini un fatto positivo: il ragazzino che aiuta la vecchietta, l’ospedale che cura il tumore, la vita che si allunga.
Potrebbe anche funzionare? “L’ottimismo è dei dittatori” mette in guardia Lucia Annunziata. Ma “la percezione esasperata della crisi, provoca angoscia e moltiplica le paure”, replica Massimo Gramellini. Un po’ di ottimismo farebbe bene anche alla sinistra, secondo Michele Serra: “il piagnisteo” ha dato “scadentissimi risultati”.
Dal passato, la risposta di Antonio Gramsci: “Occorre attirare violentemente l’attenzione nel presente così com’è, se si vuole trasformarlo. Pessimismo dell’intelligenza, ottimismo della volontà”.
non lo so. ho appena scritto una cosa brevissima a caporale chiedendo che scoviate e raccontiate storie di gente bella. quella squallida ha già tanto spazio. ha ragione gramsci che bisogna attirare l’attenzione sul presente ma il presente è solo quello dei raccomandati, ora, qui? date spazio al presente che c’è e non si vede, per favore, alle maggioranze silenziose. lia caldarola