Chiaiano e la colazione degli Azzurri

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SABRINA PINDO

A Chiaiano i rifiuti non sono più un problema. A Napoli è arrivato il Consiglio dei Ministri, ha discusso, ha risolto. Tutto liscio. Come nelle migliori aziende d’Italia, il Presidente ha fatto la sua entrata in scena, ha ascoltato le varie parti, ha riflettuto. Soprattutto lui ha risolto. Le telecamere ora si possono spegnere. Inizia la stagione estiva: si parli pure di cronaca nera, del calcio, della moda dei tatuaggi e piercing, dei massaggi tailandesi in spiaggia che fanno male e degli anziani che non devono dimenticarsi di bere l’acqua. La munnezza non è più di moda.
E poi quale munnezza? La vecchia regola del giornalismo per la quale se un fatto non è notizia allora il fatto stesso non esiste, vince anche a Chiaiano. Il giornale, la televisione, la radio non ne parlano? Allora a Chiaiano la munnezza è sparita, volatilizzata, il problema non sussiste.
Invece se navighi in Internet armato di Santa Pazienza scopri che qualche tassellino del puzzle, forse, non s’incastra alla perfezione. A Chiaiano il problema dei rifiuti è ancora una realtà.

Il Consiglio dei Ministri a Napoli c’è stato davvero. Lode al Presidente. La soluzione per Chiaiano, se così vogliamo chiamarla, è stata un tavolo a cui hanno partecipato anche i rappresentanti dei comitati cittadini. “La discarica a Chiaiano non si può fare. C’è una falda acquifera che rischia di essere contaminata dalla munnezza” hanno detto i napoletani preoccupati. “Che si dispongano subito le perizie!” ha ordinato il Presidente, sorridendo in camera.
Passano i giorni e passano le immagini sugli schermi. Le proteste vengono sedate, qualche giornalista ficcanaso si becca le mazzate dalla polizia in tenuta antisommossa, la questione si sgonfia e il resto d’Italia si dimentica Chiaiano, Napoli e la munnezza.
Fatto sta che nel silenzio di questi giorni d’afa estiva esce la notizia che la cava di tufo di Chiaiano sarebbe adatta a diventare una discarica. A stabilirlo, martedì scorso, sono stati i periti nominati dal Governo. Ma la contro-perizia del “fronte del no” è risultata di segno opposto a quella governativa. Oltre alla qualità della roccia, il tufo, che drena i liquidi fino alla famosa falda, alla base della discarica ci sarebbe terreno contaminato dal piombo. Per utilizzare la discarica quindi, bisognerebbe prima bonificarlo portando via la terra “malata” con circa 18.000 tir. Altri periti, poi, avrebbero stimato l’incapacità della viabilità locale di sostenere la mobilità degli autocompattatori che dovranno sversare nella futura discarica.
Comunque sia, chiunque abbia ragione, la televisione non ci sta raccontando questa storia. Preferisce parlarci delle nozze dei vip, dell’abbronzatura perfetta delle top model, delle gomme di Alonso, dei pinguini del Polo sud, dell’ottima colazione degli azzurri in Austria.

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