Ci sarà un modo per sopire la paura e infine digerirla. Ci sarà qualcuno, si è detto Sandro Bondi, che mi aiuti a salire su un aereo e mi costringa a restare seduto, con le cinture allacciate. Fermo, dritto, composto. E mi ricordi quel che scriveva Spinoza: “la paura non può essere senza speranza”. Solo chi subisce il terrore di volare può comprendere la straziante decisione del nostro ministro della Cultura. Nella sua vita stupefacente ha già sostenuto prove crudeli. Poco più che ragazzino al comando militare per gli obblighi di leva lo destinarono in Aeronautica: “Rimasi a terra tutto il tempo”. Vent’anni dopo scoccò la scintilla, il grande amore per Berlusconi. Si trasferì ad Arcore e obbligò moglie e figlio a seguirlo. La consorte resistette alcuni anni, poi migrò lontano. Boston, America. “Prendo la nave per andare a trovarla”. Coordinatore di Forza Italia, su e giù per lo Stivale: “Sapesse che strade, e quanti burroni…”.
L’innocua paura ha costretto quest’uomo gentile a sacrifici disumani, a notti insonni, e curve e cuccette puzzolenti. Fin quando ha potuto ha dunque resistito. Purtroppo però ogni resistenza si piega, ogni forza si consuma. Alla vista dell’agenda ministeriale, e delle mille miglia imposte dagli impegni di Stato, il più cocciuto, selvatico, irriducibile avversario dell’aereo ha chinato la testa. La sua resa non ha per fortuna testimoni, né occhi compassionevoli che possano raccontare lo sfinimento dell’anima e del suo corpo.
Di propria volontà ha composto il numero del centralino dell’Alitalia. Sorella Alitalia, mi aiuti tu? Non c’era peggior momento per inoltrare la supplica. La compagnia di bandiera più sbeffeggiata, maltrattata e indebitata che si conosca si trova a dover sostenere, lei così debole e malnutrita, la debolezza altrui. Ma non c’era modo di sfuggire all’inossidabile gentilezza di Bondi, alla sua curialità maestosa, al linguaggio sussurrante. Bondi deve volare, è (anche) un affare di Stato.
Voglia di volare è il programma di rieducazione al volo. Un mini corso tra le nuvole. Un evento simulato. Gruppi di dieci prendono posto in una carlinga e, wroom, decollano. Tutto finto, ma tutto quasi vero. I piloti illustrano il principio fisico che sostiene l’armatura d’acciaio in aria, e fior di psicologi consentono ai corsisti di governare la paura correggendone la rotta. In molti casi il training serve, e produce clienti. Restano fuori gli irriducibili, coloro che subiscono gli attacchi di panico anche da fermi. E urlano, sgomitano, si gonfiano di terrore.
Il principio di precauzione (se il ministro dà in escandescenze? O, peggio, vomita? Oppure dice parolacce?) e il riguardo che si deve a un uomo di governo stanno consigliando la predisposizione di un corso personalizzato. Se così sarà, il corpo di Bondi forse verrà prelevato di notte al ministero e, in un hangar di Fiumicino, tradotto nella fusoliera di cartone. Cure amorevoli e attenzioni straordinarie, sperando che prenda coraggio e ritrovi in qualche parte della sua mente questa benedetta voglia.
Che bello sarebbe se, in conferenza stampa, il ministro all’improvviso dicesse: “La prossima settimana sarò a Tokyo a inaugurare la mostra su Michelangelo”.
(da Repubblica del 7 giugno 2008)